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Channel: Caccia e Cacciatori - Tecniche Venatorie
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Armi Usate: La cessione di armi fra privati. Scopri come acquistare o vendere le armi usate

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Armi Usate: E’ diventata una pratica assai diffusa visto e considerato che i mezzi di informazione spargono ai quattro venti ogni pensiero, anche il desiderio di vendere un’arma, e la trattativa fra privati è all’ordine del giorno.

di Emanuele Tabasso

Le segnalazioni di compra e vendita sono sempre più frequenti e distribuite sui vari canali che vanno dal semplicissimo passa parola alle riviste specializzate, sia su carta che sul web. Logico quindi che molti privati risolvano tra di loro lo scambio di armi usate, trattando direttamente quotazione e consegna. In Italia un privato non è autorizzato a spedire tali mercanzie e quindi ci si deve accordare per un incontro durante cui passare di mano materialmente l’oggetto del desiderio. E’ successo ancora a noi poco più di un mese addietro grazie a un amico collezionista che s’era ritrovato un doppione di calibro e desiderava monetizzare il di più. Insomma pare quasi di tornare al tempo delle figurine: questa “celo” questa manca, dove la parola strana è la trasposizione scritta di un corretto ce l’ho, ma più pregnante e pronunciata con quel poco di sufficienza, mai malevola, che è più un compiacimento interiore che un’esternazione di possesso.


Caccia al cinghiale. La cacciarella, romana e non solo..

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Caccia al Cinghiale: La Cacciarella, non solo la caccia, ma anche un momento conviviale radicato nella tradizione maremmana. Cosa vuol dire organizzare una Cacciarella, ci sono innumerevoli fattori che possono contribuire al risultato finale.

di Saverio Patrizi

La logica consiste nell’accerchiare un determinato bosco, dove si presume siano i cinghiali, posizionare su un lato le poste e sciogliere i cani dalla parte opposta al fine di spingere i selvatici in direzione dei fucili. Spiegato così sembra un gioco da ragazzi, ma purtroppo o per fortuna, la realtà è ben diversa dalla teoria, per prima cosa come facciamo a sapere se in quel determinato appezzamento si trovano i cinghiali? Qui entra in scena la figura dell’Assestatore, si tratta di un esperto che facendo il giro del perimetro verifica e cerca di “contare”, leggendo il linguaggio delle tracce, quanti animali sono entrati e quanti sono usciti, se sappiamo che è una zona ricca di lestre, così si chiamano in gergo maremmano i giacigli dei selvatici, da questa conta e con l’esperienza precedentemente acquisita, sarà possibile determinare se è o meno il caso di scegliere la zona per la giornata di caccia. Al contrario se è un posto di transito, ove i cinghiali si fermano sporadicamente, il compito dell’Assestatore sarà molto più arduo e risulterà fondamentale determinare se sono più fresche le orme a entrare o quelle a uscire, la spia può essere una foglia caduta nella impronta, una piccola ragnatela i bordi più o meno marcati, tutti segnali che il bravo tracciatore sa leggere in maniera infallibile.

Speciale Digiscoping: a caccia di immagini..

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Digiscoping: Nella mia attività di fotografo ho da sempre avvertito la necessità, accompagnata da una buona dose di curiosità, di esplorare mondi a me estranei o quantomeno affascinanti.

di Stefano Laboragine

Ma mai, sino ad oggi, mi era venuto in mente di documentare una battuta di caccia al cinghiale. Così, ho la fortuna di essere invitato con la mia macchina fotografica da Andrea Tamarri: mente organizzativa della Squadra dei cinghialai dell’Alta Val Savena. Il luogo di ritrovo, prima di pianificare la battuta, è a Castel dell’Alpi, sull’appennino toscoemiliano, località Cà Borelli. Quando arriviamo, il sole ha albeggiato da poco e tra i rami di faggio, sono ancora conservati i primi colori dell’autunno. Appena arrivato, tra gli sguardi curiosi per il mio volto estraneo e per la mia evidente estraneità all’arte venatoria, avverto subito una piacevole umanità: volti giovani e visi schietti di uomini che hanno esperienza e conoscenza delle valli circostanti. Diverse generazioni unite nella condivisione di una passione: il cinghiale, prima ancora della caccia. Da queste parti la caccia va oltre la semplice visione convenzionale che molti hanno di questa attività. Qui assume un sapore antico, custodisce una tradizione che viene tramandata da padre in figlio, ha radici forti nel rispetto e nella cura del territorio e delle bestie che lo abitano.

Caccia & Cacciatori: l'Arte della Caccia e dell'Antropologia venatoria di Vladimiro Palmieri

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Caccia & Cacciatori: Vladimiro Palmieri è un cacciatore, ma soprattutto un “antropologo della caccia” vista da dietro le quinte, una realtà che in Umbria detiene il record italiano di doppiette: una ogni 30 abitanti.

In Umbria c’è un cacciatore ogni 30 abitanti, uno ogni 22 al netto di minorenni e over 70. Un record italiano pressoché inattaccabile (la Toscana è a 43, la Lombardia a 133), una matrice storica che arriva da lontano e tiene il passo della crisi, anche se i “tesserini” hanno subito un calo verticale scendendo a 29mila.

Ma siamo davvero un popolo di cacciatori incalliti, cinici carnivori senza cuore e senz’anima, innamorati solo dei propri cani e dei propri fucili?
Vladimiro Palmieri ha 65 anni, ha imbracciato fin da bambino la doppietta a retrocanna del nonno e ancora macina chilometri sui monti in cerca di fagiani e beccacce.

Caccia al cinghiale: "la posta del Sassone" con la carabina Browning 30.06 S.

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Nella caccia al cinghiale in battuta c’è chi sostiene che tutte le poste sono uguali, mentre molti giurano il contrario. A chi dar torto e chi ragione?

E’ innegabile che in qualsiasi bosco alcuni “trottoi” sono molto più frequentati di altri, ma è anche vero che quando un cinghiale è inseguito da una muta famelica di cani si comporta in maniera imprevedibile. Quindi, anche se un cacciatore  avesse sempre la possibilità di scegliersi la posta, non sarebbe  mai sicuro al cento per cento di avere un “faccia a faccia” con il Re della Macchia. Ma su una cosa credo che siamo tutti d’accordo: se vogliamo trascorrere alcune ore in santa pace e goderci una bella braccata maremmana, la posta che la fortuna (o la sfortuna) ci avrà assegnato  al sorteggio “dovrebbe” almeno essere di nostro gradimento. Dico questo perché purtroppo potrebbe capitare che dobbiamo stare ai margini di una larga, quando invece avremmo preferito essere in una stretta cessa tagliafuoco, o magari viceversa. Quante volte poi vi sarà capitato di stare di posta vicino ad un impetuoso ruscello che non ti fa sentire niente, in un punto dove c’è scarsa visibilità, oppure di avere un vicino che ascolta le partite alla radio e che esulta od ogni goal o parata? Tutti hanno le proprie preferenze e simpatie e su questo non si discute.

Caccia e Cacciatori: dopo settanta licenze di caccia “forse” depone il fucile

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Cacciatore al TramontoCaccia e Cacciatori: dopo ben settanta licenze di caccia Bruno ha “forse” deciso di deporre definitivamente il fucile.

Sulle pagine del Messaggero Veneto si legge la storia di Bruno, un cacciatore di 89 anni che racconta la sua passione per la caccia che non morirà mai ma che, dopo settanta licenze di caccia, sarà costretto a deporre.

Caccia ai Fagiani nel bosco: Ecco come scelgono il proprio habitat ideale

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Fagiani nel bosco: Qualità dell’ambiente e sopravvivenza del fagiano sono due elementi che vanno paralleli; ecco perché quando il fagiano sceglie il suo habitat lo fa con cura e con cautela: da ciò dipende la sua vita e la vita della sua prole.

Il bosco è un po’ una casa per il fagiano e come farebbe un qualsiasi essere umano in cerca di un appartamento, anche il volatile sceglie l’habitat con attenzione: è fondamentale non solo per limitare gli effetti negativi causati dall’inverno, ma anche perché il bosco è in grado di offrire cibo e riparo dai predatori. Va da sé che scegliere bene è fondamentale. I boschi migliori sono naturalmente inflazionati, come lo sono i quartieri alla moda delle società umane: trovare un alloggio è praticamente impossibile. In molti però ci provano e questo spiega chiaramente perché in alcuni casi le perdite invernali siano tanto alte; la spiegazione non va ricercata esclusivamente nel clima rigido, ma anche nell’alta densità abitativa che significa meno cibo per tutti e durante la primavera limitate opportunità di istituire un proprio territorio riproduttivo. E’ proprio durante la primavera che i fagiani si dividono i  territori lungo i margini del bosco e proprio lì lanciano l’amo per accalappiare un consistente harem di femmine.

Franchi Food Academy: Storie di Caccia e Cucina

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“La caccia oltre lo sparo”... E’ questo il concetto che Franchi, fin dal 2010, si sforza di promuovere. La cucina, intesa come arte, appartiene al mondo venatorio, ma sfortunatamente, o piuttosto volutamente, quando si lega alla caccia, viene trascurata. Errore gravissimo!

Sempre più spesso si parla di biologico, di km 0, di salute... ebbene la carne di selvaggina è quella più biologica, più vicina al territorio e più sana di tutte le altre. Basta analizzare gli apporti nutrizionali, tra l’altro presenti in tabelle facilmente consultabili nel libro, per rendersene conto. La divulgazione di quanto appena sostenuto è l’obiettivo del progetto “Franchi food academy”, un iniziativa che coinvolgerà chef, ristoranti, nutrizionisti, critici culinari e cacciatori. Siamo da poche settimane entrati nell’anno dell’Expo, il cui tema principale è il cibo. Quale miglior occasione per sostenere in prima linea la cucina “venatoria”, raccontando tutto: dal prelievo dell’animale, alla sua frollatura fino ai diversi e molteplici modi di cucinarlo, a volte tradizionali, a volte innovativi, sempre buonissimi. Ricette che rompono alcuni tabù, tra i quali la marinatura, non sempre necessaria, oppure il consumo di carne cruda battuta al coltello... e molto altro che scoprirete leggendo il libro. Durante le prossime fiere, presso lo stand Franchi, sarà possibile assaggiare alcune prelibatezze, preparate al momento e che possono essere dei suggerimenti per divertenti aperitivi.


Caccia Passione - Editoriale: Danilo Liboi

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Difficile parlare di una amico scomparso, difficile più  ancora quando l’amico era divenuto un personaggio di spicco del nostro mondo giornalistico venatorio.

scritto da Emanuele Tabasso

Danilo Liboi, torinese e frequentatore dapprima delle risaie dove organizzava una tesa alle anitre poi passato con l’anima e con il cuore alle montagne, specie quelle della Val di Susa, sapeva essere ispido, pungente, arrogante e litigioso. Ma attenzione: in un mondo di accomodanti opportunisti, di saggi esercenti della dietrologia, di infingardi nel pensiero e nelle azioni  queste che ho citato sono qualità di classe superiore, sono medaglie di rara valenza, sono caratteristiche che permettono di apprezzare, a volte in sani duelli verbali, quel che c’è nell’individuo.

Dentro all’animo di Danilo c’erano quelle doti di personalità spiccata, frutto di educazione, studio e cultura prelevati e tenuti in serbo nel corso degli anni, con queste si affinavano le armi ideali della schermaglia verbale fatta di stoccate di fioretto, taglienti sciabolate o brucianti staffilate: la mezza misura non gli apparteneva e con questo garantiva all’interlocutore l’impossibilità di travisare il suo pensiero. Magari non sempre si poteva essere d’accordo con lui sulla materia trattata, ma si apprezzava il contendente onesto e sincero che non aveva timori o paure nell’esporre le proprie convinzioni con dovizia di ragionamenti e documentazioni.

Il Bignami Day propone le novità salienti del campo armiero

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Bignami Day 2015: Appena il tempo di riaversi dalle intense giornate dell’IWA di Norimberga e subito ci si rimette al lavoro per un appuntamento atteso e gradito: il Bignami Day altrimenti detto l’Hausmesse in cui confluiscono armieri e giornalisti di settore per cogliere opportunità commerciali i primi e notizie dell’ultima ora i secondi.

di Emanuele Tabasso

Son diciassette le manifestazioni organizzate dalla Bignami per mostrare alla clientela e alla stampa di settore le novità delle proprie rappresentate e il clima particolarmente amichevole consente un’attenzione approfondita sui prodotti esposti. Come sempre si usufruisce di una carrellata esauriente su molti settori dove le Case hanno investito in ricerca per aggiornare gli elementi di spicco del loro panorama e catturare insieme l’attenzione dei visitatori. Nelle giornata del 22, 23 e 24 marzo ci si è alternati a fianco delle bacheche focalizzando non tutto certamente, ma le cose di particolare interesse legato alla caccia e al tiro con canna rigata: alla base troviamo filoni differenziati che da un lato privilegiano i vertici nella scala di vendita e dall’altro si sondano spazi più abbordabili: è un classico dei periodi difficili e quelli che stiamo vivendo lo sono senza meno per cui mantenere una gamma verticistica è qualificante conseguendo i numeri di vendita usuali per tale segmento dove gli acquirenti non sono toccati da certe considerazioni.

Uccelli: comunicare attraverso il canto

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Cantano e a noi sembra lo facciano per dilettarci. Invece no. Il canto degli uccelli è una complicatissima forma di comunicazione che gli uccelli apprendono fin dal primo giorno di vita. Esistono diversi linguaggi, personalizzazioni e perfino dialetti.

Cantare per gli uccelli è una cosa seria. Lo fanno per moltissimi motivi diversi e la fase di apprendimento è lunga, impegnativa e complicata. Ciascuna specie possiede le proprie particolarità e specie sorelle che abitano angoli della terra diversi sviluppano linguaggi simili ma non identici. Potremo dire che parlano dialetti diversi: questa diversità è in relazione alla difformità degli ambienti che li circondano. Quando qualsiasi uccello canta pronuncia una frase dal significato ben preciso, normalmente la ripete con costanza fintanto che il suo richiamo non è stato ascoltato. In alcuni casi il canto all’orecchio umano risulta armonioso, in altri piuttosto fastidioso.

Lezioni di canto
Solo oggi, grazie alle moderne tecnologie delle quali disponiamo, siamo in grado di studiare più da vicino il canto degli uccelli. E’ risultato che un medesimo soggetto sia in grado di cantare in una infinità di modi differenti. Il canto cambia in base all’ora della giornata, in base alla stagione, in base al luogo nel quale si trova e al risultato che vuole ottenere.

"Il dito nell'occhio" di Bruno Modugno. Canini e morale..

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Comincio questa mia collaborazione con un pugno nello stomaco. Mio Fratello è morto perché da qualche anno aveva smesso di mangiar carne. Era così indebolito che aveva perso le difese. In clinica lo imbottirono di ferro, facendo diventare le sue vene dure come dei tubi da stufa. Gli altri problemi  si sommarono e lo aggredirono tutti insieme.

di Bruno Modugno

Così ci ha lasciato, povero fratello mio. Non è stato vittima di una moda blasfema, quella dei vegani, ma semplicemente della non voglia di vivere. Avete già capito dove vado a parare. Contro quelli che ci accusano di essere mangiatori di cadaveri, contro quelli che odiano la caccia, contro quelli che inscenano ogni Settimana Santa la crociata per salvare gli agnelli pasquali. Per un paio di anni Daria Bignardi mi ha invitato il venerdì di Pasqua  nello studio televisivo di “Le Invasioni Barbariche” per difendere i mangiatori di agnelli pasquali dai loro detrattori. L’anno prima rifiutai perché ero in Austria. Ci andò Giacomo Cretti che conoscete. Si difese bene. L’anno dopo accettai. Avremmo dovuto essere quattro contro quattro. Finì che restammo due (una cuoca della campagna romana, specialista nell’abbacchio alla cacciatora) ed io.

Editoriale: Caccia. Uniti si vince..

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Ce lo ha ricordato pochi giorni fà e in maniera decisa il più piccolo dei paesi dell’Unione Europa. Lo stato di Malta ha celebrato un referendum che mirava ad abolire in quel paese la caccia primaverile.

di Federico Cusimano

Naturalmente i sostenitori della caccia avevano tutti contro, loro si che sono bravi a compattarsi e unirsi contro il comune nemico: “il cacciatore”.  Ha vinto però la pazienza, l’abnegazione e il coraggio dei cacciatori maltesi, che attraverso i propri rappresentanti, sono riusciti a spiegare alla società civile le proprie ragioni, supportati dai dati scientifici raccolti da organi indipendenti: dimostrando che non vi è alcun deperimento o pericolo per le specie cacciate,  e soprattutto che con l’abolizione di questa forma di caccia sarebbe stata cancellata una tradizione importantissima per una parte dei maltesi. Oltretutto la legge in deroga comunitaria con la quale viene regolamentata la breve apertura primaverile è assai restrittiva e conservazionista.

Non vorrei però soffermarmi più di tanto sulle ragioni che hanno consentito ai maltesi di mantenere salda una tradizione ultra centenaria, vorrei invece riflettere su come sono riusciti in un’impresa quasi impossibile. Lo hanno fatto mantenendo l’unità, coinvolgendo sempre più donne e uomini che non vanno a caccia ma che hanno capito la passione e l’amore per la natura di chi gli parlava con il cuore e con la ragione dei dati a loro disposizione. I maltesi hanno vinto una battaglia storica contro la disinformazione e la demagogia.

Editoriale: Quel fuoco che brucia dentro..

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Maggio 2015: Quante volte ci siamo sentiti porre la stessa domanda: “ma tu perché sei cacciatore?”  di risposte ne abbiamo date tante e tutte sensate, ma forse sarebbe bastato dire a tutti coloro che ci hanno posto più o meno in buona fede la domanda: “sono cacciatore perché appartengo alla specie uomo.

Piuttosto dovresti spiegarmi tu perché non lo sei?” L’istinto venatorio appartiene a tutta una parte del mondo animale in maniera imprescindibile: i così detti predatori e noi come uomini facciamo parte di quella metà del regno. Il progresso, il benessere, la civiltà hanno sopito in alcuni l’istinto della caccia ma l’uomo in quanto cacciatore condivide in maniera esatta con il falco, il leone o semplicemente con il gatto domestico quell’attimo in cui la preda viene catturata. Sono convinto che nel momento in cui il cacciatore decide di premere il grilletto o di scoccare la freccia prova  esattamente la stessa emozione del leone quando spicca il balzo ed affonda gli artigli sull’antilope, o del falco in picchiata che afferra in volo il piccione. Quell’attimo è uguale per tutti i cacciatori.

La specie animale homo sapiens però oltre all’istinto possiede anche la pietas. Proprio quest’ultima è il prezzo che la nostra specie ha dovuto pagare per stare in cima alla catena alimentare. Noi a differenza degli altri predatori subiamo il rimorso per aver ucciso un altro essere vivente. Nel corso dei secoli l’uomo ha sempre cercato di esorcizzare la paura per la morte.

Caccia Village "esagerata". Riccardo Ceccarelli tira le somme dell'edizione appena conclusasi a Bastia Umbra

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Gli organizzatori del CACCIA VILLAGE 2015 tirano le somme. Intervista a Riccardo Ceccarelli, responsabile della comunicazione della Kermesse. L'evento si era posto obiettivi importanti in termini di servizi ai visitatori e le aziende hanno dato il loro importante contributo per la spettacolarizzazione. Il risultato è straordinario, Caccia Village, sommersa dalla passione di oltre 36.000 appassionati.

Riccardo Ceccarelli è probabilmente tra tutti i membri dello staff organizzativo del Caccia Village, il più informato sui numeri e sull'apprezzamento dei visitatori dei tanti eventi di contorno alla esposizione fieristica, nel suo ruolo di responsabile della comunicazione della manifestazione.

Riccardo, iniziamo dai numeri: quante presenze si sono registrate alla tre giorni umbra che si conclusa lo scorso 17 maggio?

Siamo, indubbiamente, più che soddisfatti. Andrea Castellani, Presidente della società titolare di Caccia Village aveva avuto a dichiarare che l'obiettivo era quello di andare oltre le 35.000 presenze ed è stato buon profeta, visto che i conteggi pressoché definitivi parlano di un numero di poco superiore ai 36.000.


"Il dito nell'occhio" di Bruno Modugno. Sindaci e parchi..

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Questa volta il dito lo ficco nell’occhio di tutti quei sindaci che nei tempi passati, irretiti dalle promesse di costituendi parchi, hanno detto di sì.

di Bruno Modugno

Sete di poltrone, speranza -anche in buona fede- di ottenere vantaggi, come sovvenzioni per centri visite, strade, strutture, incremento del turismo naturalistico o per lo meno l’attenzione dei giornali e di quelli che contano nella grande abboffata di natura della quale si riempiono tutti la bocca senza aver mai visto nascere o morire il porco di casa. Poi si sono trovati il nemico nel letto. Le “guardie del cardinale” avevano accesso dappertutto, sindacavano  l’apertura di una finestrella, la costruzione di una porcilaia, il cambio non previsto di una coltura.

Non parliamo di aprire una pista di sci, che (quella sì!) avrebbe portato turismo, o di costruire qualcosa non garbasse al nuovo re che si era installato sul territorio. Il quale si credeva onnipotente, tracciava la lista dei buoni e dei cattivi, usava il denaro pubblico per assumere  chiunque volesse, fuori delle regole, attirando soltanto qualche volta l’attenzione di distratte Procure. In realtà dovrei avere 4166 dita da infilare almeno in un occhio degli altrettanti sindaci che hanno chiesto (o hanno lasciato) che i loro comuni – più della metà dei comuni d’Italia -fossero inclusi in parchi o aree protette.

Caccia Passione - Editoriale: Emergenza predatori..

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Caccia Passione giugno 2015 - Editoriale. Esiste oggi in Italia un’emergenza predatori, è un dato ormai inconfutabile. Se ne occupano le associazioni degli agricoltori, se ne occupano le province, le regioni. Se ne stanno occupando anche a Bruxelles  e soprattutto se ne occupano e le subiscono gli allevatori e coloro che vivono la campagna e la natura.

Ovviamente ce ne stiamo occupando noi cacciatori. No! Non è una dimenticanza, gli unici che non si pongono il problema sono i politici a livello centrale, coloro i quali potrebbero e dovrebbero prendere dei provvedimenti e delle decisioni. Certo loro sono troppo impegnati a far funzionare questo paese a meraviglia, sono troppo attenti a non mettersi contro la lobby degli animalisti e degli da ambientalisti salottieri. Badate bene sono gli stessi che hanno consentito le varie terre dei fuochi,  l’Ilva di Taranto e compagnia cantando.

Da un certo punto di vista potremmo sicuramente dire che nonostante tutta questa incompetenza e forse anche un po’ malafede la natura alla fine trova il modo di andare sempre avanti. Così oggi nel nostro paese, dopo tantissimi anni, il lupo è ormai diffuso quasi dappertutto ed anche l’orso, oltre a quello marsicano, ricomincia a prendere spazi sempre più ampi di bosco.

Bruno Modugno. Il pensiero unico. Caccia e società.

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"Il dito nell'occhio" di Bruno Modugno. Il dito  questa volta lo metto nell’occhio dei sostenitori del pensiero unico, che, guarda caso, parte dalla sinistra salottiera, arcobalenista, pacifista e buonista. Niente a che vedere con la sinistra dell’operaio che ha tutte le ragioni per essere incazzato.

di Bruno Modugno

Io ce l’ho con la sinistra al caviale, con la sinistra fancazzista, che legge Repubblica e giustifica il rom ladro e rapinatore e che magari ti dice per bocca dei suoi leader di prenderti un immigrato in casa per arrotondarti la tua pensione. Le sue sponde sono talvolta certa magistratura, altre volte gli eroi a viso coperto che distruggono le nostre città e massacrano poliziotti e carabinieri. E poi, magari, lo Stato riconoscente e asservito allo stesso pensiero unico, gli dedica una sala al Senato. Mica ho finito.

Il pensiero unico, che fa tanto chic e che i fabbricanti di voti pensano a torto che appartenga alla società civile, ha contagiato anche le schiere della destra, scompaginata dalle vicende giudiziarie ed erotiche di Berlusconi e divisa in orticelli e camarille. Al centro del pensiero unico, oltre alle mode che ho elencato all’inizio, garrisce la bandiera dell’animalismo, del finto ecologismo, che viene spesso piantata al culmine delle pattumiere cittadine, nelle discariche a cielo aperto, nelle guerre per lo sfruttamento dei rifiuti.

Caccia ai tordi. Un regalo dal cielo

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Caccia ai tordi. Un territorio nuovo, il passo ormai finito, potrebbero essere i presupposti per un buco nell’acqua. Ma perché chiudere le porte alla fortuna? Un caldo pomeriggio di fine ottobre può offrire risvolti insperati. Cronaca di un rientro ai tordi nella splendida cornice della Maremma toscana.

Testo e foto di Vincenzo Frascino

“Cari tutti, la cena della squadra è fissata per mercoledì 30 ottobre” annuncia laconico l’sms da parte del segretario della mia squadra di caccia al cinghiale. In un primo momento resto perplesso, ma poi mi dico “Quale modo migliore di festeggiare il mio compleanno se non in compagnia dei mie amici di braccata?!”. Già che vado a Capalbio per la cena decido di anticipare la fuga dall’ospedale e di regalarmi qualche ora di svago nella macchia per tentare un rientro ai tordi. La settimana precedente, per tre giorni consecutivi, c’è stata un’entrata di tordi a detta di molti eccezionale, ma al momento il passo è fermo.

Risalendo lungo la costa nel primissimo pomeriggio assolato mi rendo conto che questa è la milionesima volta che da Roma vado a caccia ai tordi in Toscana, eppure è anche una “prima volta”: benché assiduo frequentatore di questa terra, sia per la caccia al cinghiale in battuta che per la caccia di selezione agli ungulati (tanto da aver fissato qui la mia residenza venatoria), in effetti nella splendida Toscana non ho mai cacciato i tordi, che sono stati il mio primo amore venatorio nato e vissuto pressoché solo ed esclusivamente in Calabria, mia terra d’origine.

Caccia al cinghiale. Il Re di Monte Bellino

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Caccia al cinghiale. Da diverse settimane le orme di un grosso verro eccitavano gli animi della squadra Terzo Mondo di Capalbio, ma la caccia al furbo solengo restava infruttuosa. Un fragoroso abbaio a fermo a battuta ormai terminata sembra riaccendere le speranze: sarà proprio lui?

Testo e foto di Vincenzo Frascino

Erano le 6:30 del mattino e percorrevo nuovamente la via Aurelia in direzione di Capalbio. Mi aspettava un’ennesima emozionante braccata con quella che è diventata la mia nuova squadra di caccia al cinghiale. Purtroppo per motivi logistici ho dovuto abbandonare gli amici umbri della Valnerina ma l’adozione da parte degli amici toscani ha mitigato il distacco. Al confine della maremma toscana e quella laziale, a Pescia Fiorentina, frazione del comune di Capalbio, milita la grande squadra chiamata Terzo Mondo. Questo singolare nome deriva dal fatto che Pescia Fiorentina era considerata, rispetto alle altre località di Capalbio, la più desolata e arretrata. Quando questa squadra si è costituita ha scelto proprio l’appellativo ironicamente dispregiativo, attribuito a Pescia Fiorentina, che nel frattempo, da “Terzo Mondo” che era, si è trasformata in un zona esclusiva e chic. La squadra è composta da circa cinquanta iscritti, ma in battuta non si è quasi mai più di 35.  Quasi tutti i componenti hanno un soprannome “evocativo” che sostituisce talvolta il nome di battesimo ed è impresso sul retro dei rispettivi gilet ad alta visibilità. La squadra caccia nel limitato territorio libero che si trova tra le dolci colline di Capalbio.

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